mercoledì 3 settembre 2008

Summertime


E anche quest’estate ce la siamo levata dal cazzo. Tana libera tutti. Manca poco, ma i timbri nel passaporto di settembre ci sono già. Ne elenco 5: è ricominciato il campionato; le ragazze cambiano colore dei capelli, pettinatura e si iscrivono a Yoga, ad acquagym o a un corso di fotografia ; al cinema si affacciano film decenti e non solo horror o teen comedy di serie Z; al tg non si sentono più quelle espressioni odiose del tipo “esodo”, “controesodo”, “bollino rosso”; ho finito di scaricare quasi 500 messaggi di posta. E sono mancato solamente una settimana. La prima cosa che detesto di più dell’estate è che riesce a contagiare col virus delle banalità anche un povero blogger che si intestardisce a trovare una chiave insolita per scrivere le sue baggianate. Per cui la lettura di questo pezzo vi sembrerà un monologo di Giorgio Panariello che, per mettere due battute in croce, buca col trapano un fondo di barile arrugginito. Panariello è Fiorello comprato al Discount. Ma io odio pure Fiorello che invece è universalmente riconosciuto come bravo. Almeno una volta nella vostra vita avrete sentito qualcuno dire: “Quanto è bravo Fiorello”. Un cazzo. E’ bravo in un paese di animatori, venditori e cultori di reality show come il nostro. Fa le battute e ride da solo. Nemmeno la claque gli sta appresso. Se vi piace Fiorello vi puzza il culo. Non scherzo. Andate a controllare. Fatto? Puzza? Bene. Fine della digressione. Mi serviva per prendere tempo e mettere le mani avanti. Solo una settimana di ferie. Ma fossero state pure due, non avrebbe avuto lo stesso alcun significato. Ma c’è chi ci casca. Davvero. C’è chi organizza le vacanze con l’entusiasmo di chi sta per cambiare vita. Come se bastasse infilarsi un paio di infradito, mettersi i pantaloni più larghi e spostare le lancette della copula un’ora indietro. Ovviamente io parlo dalla sedia girevole di un ufficio. E la moquette, l’aria condizionata, la collega rompicazzo, la macchinetta del caffè e le otto ore di lavoro sono uguali. Ad agosto come a febbraio. E uguale rimane anche l’ottica piccolo-impiegatizia dell’osservatore e dell’osservato. Un’altra cosa che detesto dell’estate è questa pubblicità ininterrotta che gli viene fatta. Mentre a Natale l’impennata consumista è recintata in un breve periodo, in estate dura quattro mesi. Se non vai in vacanza, non vali una ceppa. E’ come non fare i regali a Natale. Se ci fate caso poi, non si parla mai di vacanze in senso generale. Si parla di vacanze al mare. La montagna non è mai contemplata. Se uno si azzarda a dire che passerà le vacanze in montagna viene subito bollato come “out”. Ma io conosco decine di persone che vanno in vacanza in montagna. E vi giuro che sono persone perbene. Il fatto è che la montagna esclude tutta una serie di cliché che con l’estate vanno a braccetto: la dieta, la prova costume, la cellulite, i giochi sulla spiaggia, la canzone-tormentone. Perché, vi chiederete, chi va in montagna forse non ascolta la canzone-tormentone? Sembra di no. Io quest’anno sono stato al mare. Quindi sono “in”. Quindi non rompete le palle. I cinque tormentoni che ho più odiato nella storia dei tormentoni sono: “Viva la mamma” di Edoardo Bennato, “La regola dell’amico” degli 883, “Tre parole” di Valeria nunmericordocomesechiama, “Chihuaha” di nonmiricordonemmenoilnomedibattesimo, “Siamo una squadra fortissimi” di boh. Tutto parte dal presupposto che in estate è vietato pensare. Per cui esistono le letture da sotto l’ombrellone, i discorsi da sotto l’ombrellone, le canzoni da sotto l’ombrellone. Come se a settembre quelli che in agosto hanno letto “I love Shopping” di Sophie Kinsella infileranno il naso tra le pagine di “Il concetto dell’angoscia” di Soren Kierkegaard. Io non ho letto né l’uno né l’altro. Quindi non rompete le palle. A proposito di angoscia, ecco le cinque cose che mi mettono più angoscia in estate. Prima però mi rileggo il pezzo.

Maledetto me, maledetto Panariello e pure maledetta estate. Tutto diventa luogo comune. Potevo scrivere, che ne so, che Venezia è una bella città ma non ci vivrei mai. Che Pippo Baudo è un professionista. O peggio ancora che Fiorello è proprio bravo. Questo non vale la pena leggerlo nemmeno sotto l’ombrellone. Alla prossima.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sì pieno di luoghi comuni, ma divertente ;-), certo si denota una certa fretta perchè ti devi andare ad iscrivere al corso di salsa ;-) però te la perdono.

Io sono andato in montagna quindi sono "out", però mi piace Fiorello, come la mettiamo ;-)
Buon rientro al lavoro.
Bruno