sabato 31 gennaio 2009

Confidenze intime

Una mia amica mi confida di aver scoperto che il fidanzato la tradisce. Non con una, non con due, ma con tre donne: almeno quelle che risultano dalle tracce lasciate sul computer dal tale; in effetti potrebbero essere anche di più. Sbirciare nell’hard disk del partner può avere conseguenze atroci, ma è sempre meglio sapere. Il fascino brutale e macho della verità. Mi sorprende il fatto che sia dubbiosa sul da farsi, considerando che stando insieme da circa un anno, tutto il loro rapporto è stato basato sulle bugie e sul tradimento. In pratica, lei non è mai stata la sua unica ragazza. Si è innamorata strada facendo di una persona che non era quello che pensava: uno sconosciuto. Si piange. Non io. Loro. Lei per le corna che sbattono violentemente contro la stratosfera e perché non può fare a meno di lui (lui quale?). Lui pure piange (il tizio ci sa fare…) perché sa che le donne sono tutte diverse ma due cose le hanno in comune: la fica e l’istinto materno. E l’istinto materno si bagna più facilmente. Il mio consiglio è: “cara, aspetta. Qualsiasi decisione tu prenda, fa che non sia affrettata”. In realtà il mio pronostico è che entro una settimana lei cederà, scatterà la scopatina impulsiva al suono di languide melodie da melodramma patinato e ritorneranno insieme. All’ormon non si comanda. Come nelle peggiori telenovelas. Chiamo un mio amico, gli racconto il misfatto e mi dice due cose. Sacrosante. Primo: “quando ti ha chiesto di confidarsi gli dovevi dare una capocciata sul naso”.Secondo: “tra una settimana si sposano”. Il silenzio dei giorni successivi mi insospettisce. Non la vedo e non la sento. Nelle pagine di cronaca non c’è traccia di suicidi né di setti nasali frantumati. La stratosfera assorbe con millenaria dignità le cornute collusioni. La incontro una settimana più tardi, sorridente come un cervo, pardon come uno stambecco, pardon come un’alce. Insomma ride e sorride. Sfoggia come sempre il suo lui: ne parla con le amiche, infilando il suo nome nelle frasi, tra paragoni, dolci inclinazioni della personalità, scampanellii di romanticismo, richiami a coccolosi rendez-vous notturni. Andranno a vivere insieme e poi si sposeranno. Due cuori e una capanna. O due corna e un hard disk, fate voi. Chiamo il mio amico e gli dico che è un genio. (e lui: “e tu sei solo un confidente del cazzo. Ti avevo detto di spaccarle in naso!”). Mi guardo allo specchio e mi dico: “sei un genio”. Chiamo la mia amica e le dico: “però, ci hai riflettuto a lungo!” Lei: “ a tutti va data una seconda chance”. E’ la tua risposta definitiva? La accendiamo? Se la matematica non è un’opinione, ci troviamo davanti ad un caso originalissimo in cui il numero delle chances è inferiore a quello delle amanti e occupano anche meno spazio nella rubrica. Mi sa che se una donna ce l’hai in pugno, puoi cornificarla quanto vuoi: per riaverla ti basta disperarti, pentirti, promettere. Ed accordarti col fioraio per una tessera sconto. Ma, soprattutto, devi alzare la posta in palio. Piatto ricco, mi ci ficco (tanto per rimanere in tema). Due cose poteva fare il tizio: una promessa di matrimonio o metterla incinta (questione di mesi?…ora consulto il mio amico e poi vi dico). Ha scelto quella economicamente più conveniente. Meglio accendere un mutuo che candeline di compleanno a feste affollate di mocciosi. Due conclusioni. La prima è psicologica: come rifletteva Billy Wilder nel film “l’appartamento” con Jack Lemmon, i rapporti interpersonali sono basati sul meretricio. C’è gente che compra e gente che vende e si vende. Gente che manipola e gente che viene manipolata e perde la sua identità all’inseguimento di un inconscio desiderio di sottomissione. La seconda è hard (disk): l’amore è cieco, ma oltre a non vederci, mi sa che non sente nemmeno i sapori. Mi chiedo come abbia fatto la mia amica a riprendergli l’uccello in bocca senza sentire il sapore ancora freschissimo della gnocca di quelle tre amanti. Forse perché è quello che ha sempre gustato e non avrà notato alcuna differenza.

giovedì 22 gennaio 2009

attacco di misoginia - Reprise

Detesto il rapporto tra le donne e il calcio, qualsiasi esso sia.
Quelle che lo odiano a prescindere perché è un fenomeno troppo popolare, quelle che lo liquidano in quattro e quattr’otto perché non ne conoscono le migliaia di sfaccettature, quelle che vedono una partita solamente quando gioca la Nazionale. Ti si siedono accanto e recitano la parte del tifoso incallito che soffre quando la palla ce l’hanno gli avversari ma è palese che non sanno distinguere una vera occasione da gol da una crema per il corpo. Recitano la parte e non sanno cosa sia il fuorigioco, il retropassaggio al portiere, la gamba tesa. Le vedi fremere e dannarsi assolutamente fuori tempo, spesso quando sta andando in onda il replay dell’azione precedente. Però alla seconda partita già fanno le esperte selezionatrici: “perché non gioca tizio?” (non è stato convocato); perché non gioca Caio?” (è turco, questa è la nazionale italiana) “e Sempronio?” ( è morto nel ’77 e giocava a ping-pong). Poi ci sono quelle sfegatate che seguono il calcio ogni domenica e hanno una squadra del cuore ma è evidente che ripetono come pappagalli opinioni risapute e spesso false sentite per radio, lette di straforo al bar, o riportate dai loro amici maschi ovviamente di parte. Sono fanfarone, incompetenti, volgari, arroganti, saccenti ma ignoranti, hanno il cervello manipolato, non conoscono nulla della storia del calcio, non conoscono altre squadre se non quella che hanno scelto (si fa per dire) di tifare. E per il 99% sono tifose della roma.

Detesto le donne che affermano di non dare peso al lato estetico di un uomo, rincarando la dose aggiungendo che il requisito fondamentale dell’uomo ideale è la capacità di farle ridere. Primo, non mi risulta che Mr.Bean sia il prototipo del playboy; secondo, per ridere alle battute è necessario capirle. In giornata almeno.
Per cui:
Detesto le donne prive di senso dell’umorismo (il 97, 7 % della totalità) e che magari si sforzano non tanto di capire le battute e le situazioni divertenti (arrivano comunque sempre un secondo se non un anno dopo qualsiasi uomo) quanto di essere parte attiva in una conversazione cazzeggiona, tentando battute da caserma, perfino con l’uso tattico delle parolacce. Il problema è che nessuno le ha provviste del requisito principale: il ritmo. Questo 97.7 % di donne non ha assolutamente idea di cosa significhi l’espressione ‘scelta di tempo’.

Detesto le donne che fino a 28-30 anni scopano con ogni degno rappresentante del mondo bipede per poi sposare un appuntato di Caltanissetta col baffo all’irachena, le labbra sottili e asciutte, l’alito da sacrestia e la barba a puntini anche appena rasato.


Detesto le donne che snobbano la psicanalisi liquidandola in “una marea di cazzate” che non servono a nulla. Macché, Freud? Un coglione! Gli esemplari in questione, se sollecitati, vi diranno che sono state una volta da uno che però non capiva un cazzo perché, udite udite: “gli dovevo dire tutto io” (ma va…?); “voleva che parlassi io” (davvero…? Non ci sono più i professionisti di una volta), che però, al contempo, credono nell’oroscopo, nei tarocchi e che tutto sia già scritto nel destino (ah beh…). E’ palese la loro paura di affondare solo di un centimetro sotto la superficie su cui sono solite veleggiare e buttare nel secchio della mondezza (ovviamente seguendo le regole della modaiola raccolta differenziata) la sceneggiatura con cui si sono costruite l’immagine di sé da proiettare sugli altri.



Detesto le donne che parlano tra loro dei mariti e dei fidanzati dilungandosi in pietosi dialoghi sdolcinati, tipo piccole donne davanti al caminetto e fissano i criteri fondamentali per definire il loro futuro felice; le donne che raccontano le piccole intolleranze e gli angelici vizi e virtù del loro partner (del tipo: il mio russa però mi abbraccia tutta la notte. Cazzo!! Però…), sorridendo smielatamente come galline ebeti. Queste hanno ridotto il senso della loro esistenza alla necessità dell’istituzione coppia sempre e comunque. Il loro motto è: meglio in coppia, assolutamente in coppia, esclusivamente in coppia con uno qualsiasi (pure l’appuntato di Caltanissetta) che da sole. Sono donne deboli che hanno bisogno di una sovrastruttura che le è stata imposta da quando indossavano il grembiulino all’asilo. Hanno subito un lavaggio del cervello assillante e quotidiano e giocano a fare le romantiche a prescindere. Al gradino più basso le donne che decretano il giorno delle nozze come il più importante della loro vita e anni dopo ancora ti rompono il cazzo con le foto del matrimonio, il filmino del matrimonio, le bomboniere del matrimonio, il menu del pranzo del matrimonio.



Detesto le donne che si ricordano gli anniversari di qualsiasi cazzata. Il giorno che ci siamo messi insieme, ci sto. Il giorno del primo bacio ci sto. Il giorno che abbiamo fatto l’amore per la prima volta, e vabbè. Però: il giorno che sei rimasto a dormire, il giorno che sei rimasto a dormire ma non abbiamo dormito, il giorno che abbiamo parcheggiato per la prima volta in doppia fila, il giorno che ho indossato quel vestitino rosso, il giorno che ho indossato quel vestitino rosso e tu avevi prurito al culo, il giorno che ho indossato quel vestitino rosso e avevamo prurito al culo tutti e due. No, non si può!
E ancora: il giorno che ti ho mandato il primo SMS, il giorno che ti ho telefonato per la prima volta, il giorno che ti ho telefonato per la prima volta al numero Tim, il giorno che ho telefonato la prima volta al Vodafone e ho trovato spento. Ecco perché poi uno non interrompe i rapporti. La puoi lasciare una con un’agenda così fitta di asterischi? Il giorno che ci siamo lasciati e ti ho lanciato il vestitino rosso e sono rimasta nuda col prurito al culo. Ecco grattati! E scrivilo sull’agenda.

domenica 18 gennaio 2009

Attacco di misoginia

Detesto quelle donne che, durante le conversazioni sul sesso, assumono l'atteggiamento di femministe del cazzo e si arrampicano sulla roccaforte dell’emancipazione per ribadire (come se ce ne fosse bisogno) i diritti dell'universo femminile. Disabituate dalla storia e dalle abilità psichiche a capire un contesto dialettico ironico, e sprovviste di una bilancia funzionante nel pesare i doppi sensi, sentono il bisogno di rivendicare la sovranità della propria femminilità, prendendo alla lettera i motti di spirito e puntualizzando ogni dettaglio per contestare anche in un contesto palesemente giocoso l'equazione donna=oggetto.
Per cui tengono a precisare che
a - guarda che anche le donne godono;
b - le donne hanno bisogno del sesso quanto gli uomini;
c - fare sesso non equivale a fare un pompino perché anche la donna ha le sue esigenze;
d - anche le donne hanno fantasie sessuali.

Molti di questi esemplari ballano la danza dell’autogestione dell’utero attorno al totem chiamato “Sex and the City” (formidabile, per carità) e si convincono davvero di esercitare un potere su se stesse e sugli uomini ma non hanno gli strumenti per capire che, in fondo, quel telefilm è la storia, con eccellente condimento di dialoghi e situazioni politically incorrect, di quattro zitelle che cercano il Principe azzurro, ossia l’ergastolo del conformismo a cui la società le ha condannate.

Detesto le donne che al primo sole di maggio, di quelli che ratificano l’inizio certo della stagione estiva, cominciano a rompere il cazzo che devono andare al mare. Una solfa che si ripete fino a metà settembre all’avvicinarsi del weekend e che diventa argomento di lamentela il lunedì qualora qualche evento imprevedibile ne abbia impedito l’accesso alle spiagge.

Il 100% degli esemplari in questione cominciano a sgranocchiare sedani ed insipidi cracker di mais dopo l’ultima abbuffata del lunedì di pasquetta.
Loro hanno bisogno del mare, devono andare al mare, "ma che sei matto io sabato vado al mare". Il presentarsi all’orizzonte di una timidissima e innocua nuvoletta genera sulle donne di questo tipo una reazione che sarebbe giustificabile solo in caso di sciagura, come una malattia mortale o non aver trovato un paio di scarpe della misura giusta: broncio, irritabilità, vittimismo, autocommiserazione.

Detesto le donne che ostentano comportamenti da alternative scavando una trincea sul fronte di tutto quanto faccia new age. Le loro armi sono: il vegetarianesimo, le candele profumate quando fanno il bagno, elementi di arredo strampalati, cibo etnico pure a colazione, cromoterapia, yoga, massaggi shiatsu, medicina alternativa, agopuntura. Non manca l’iscrizione ad un corso (la fotografia va per la maggiore ) per dare un segno di novità all’inizio dell’anno o a settembre. Ogni volta che accusano un malessere fisico, mettono le mani avanti e rifiutano le cure tradizionali, ciancicando di improbabili effetti collaterali letti forse su uno di questi siti che fanno terrorismo psicologico. Credo che per loro si tratti di puro spirito intepretativo: recitano una parte (le donne vivono chiaramente seguendo una sceneggiatura che proietti sugli altri l'immagine di sé che si sono costruite artificiosamente).

Detesto le donne che hanno frequenti sbalzi d’umore e detesto le loro penose giustificazioni: "sono lunatica, sono fatta così, mi sta per venire il ciclo, ho dimenticato a casa il caricabatterie". Gli uomini non hanno sbalzi d’umore. E se ce l’hanno sono più che giustificati da eventi concreti.


(punto A) Detesto le donne che cercano pateticamente di giustificare la loro attrazione nei confronti di un uomo tamarro, sbruffone, volgare e becero che le tratta malissimo e le imbarazza in pubblico. Per loro è inaccettabile ammettere che, malgrado ogni sforzo di liberarsi da una condizione atavica di asservimento, malgrado la crescita intellettuale e culturale, non possono liberarsi del loro ruolo primigenio che l’evoluzione ha solamente limato, e per il quale continuano a rispondere a delle pulsioni primitive, istintuali, rozze. Il loro passato, il presente e il futuro si svolge sotto il segno del desiderio tacito di sottomissione che è il punto fermo del loro immaginario erotico. (e - Anche le donne hanno un immaginario erotico)

Punto B (corollario del Punto A) Detesto altresì le donne che scambiano la gentilezza per mancanza di nerbo e attestato di debolezza e vigliaccheria. Per queste donne, un uomo cortese entra per sempre nel cestello che contiene gli uomini privi di qualsivoglia attrattiva sessuale. La virilità appartiene ad altri esemplari maschili, descritti brevemente al punto A.

Detesto le donne che tengono la foto del fidanzato sul desktop del telefonino. Peggio sono quelle che tengono la foto che immortala un bacio tra loro e il ragazzo, peggio ancora quelle che tengono la foto di loro stesse.

Detesto le donne che ti attaccano una pippa al telefono quando tu hai PALESEMENTE solo cinque minuti di tempo. Per cui non basta un saluto al volo ma devono fare la cronistoria degli ultimi avvenimenti, corredati di: introduzione, digressioni, osservazioni sugli abiti altrui, riassunto delle puntate precedenti, identikit di ogni partecipante, reiterazione di concetti già ampiamente espressi. Il tutto senza il dono della sintesi. Le donne di questo tipo sono solitamente prolisse. (Se dite loro che sono prolisse vi risponderanno: a) guarda che anche le donne godono; b) le donne hanno bisogno del sesso quanto gli uomini; c) fare sesso non equivale a fare un pompino perché anche la donna ha le sue esigenze: d) anche le donne hanno fantasie sessuali; e) Anche le donne hanno un immaginario erotico.



Detesto le donne che durante una festa fanno da zerbino leccaculo a colui che strimpella quattro accordi in croce alla chitarra e sbattono languidamente le ciglia tanto da provocare, in caso di gioviali aggregazioni sulla spiaggia, il disboscamento di una zona corrispondente all’intera Mitteleuropa per tenere il falò acceso.


Detesto le donne che hanno un rapporto morboso col telefonino e hanno smesso da tempo di farne un uso educato. Solitamente se ricevono una telefonata mentre stanno parlando con una persona, non esitano ad abbandonare il malcapitato al suo destino anche per una buona mezz’ora. Il fatto è che non sono in grado di stabilire urgenze e gerarchie, per cui chiunque telefoni ha diritto a maggiore attenzione rispetto alla persona che sta lì, dal vivo, a pochi centrimetri/metri da loro. Può succedere in macchina (livello di accettabilità 2: "sai, tanto devo guidare, tu continua a sparare cazzate e comunque io non spengo lo stereo nemmeno se crepi ora) mentre passeggiate a piedi (livello di accettabilità 1: lei parla, ride, strilla, cinguetta come una cretina e tu sembri un venditore ambulante che tenta di venderle dei fazzoletti di carta ), al ristorante (livello di accettabilità 0: ti costringono lì al tavolo, a palleggiare con le molliche e ad ingozzarti di birra aspettando che una rompicoglioni decerebrata la finisca di prodigarsi in digressioni e di snocciolare nomi a te completamente ignoti (e credo ignoti anche a lei, ma la sceneggiatura va seguita pedissequamente).


...CONTINUA....

domenica 4 gennaio 2009

Saldi!

Propaganda, e pure della specie più infima. Giustificata dalla parola più banale del momento: crisi. Intervistano i soliti quattro-cinque cerebrolesi che annunciano di aver acquistato due camicie e un paio di scarpe; inquadrano le file di vili parameci invertebrati che si accalcano davanti ai negozi; si rilasciano dichiarazioni di circostanza in cui un paio di signore dall'acconciatura benpensante affermano che quest'anno hanno dovuto risparmiare, infatti hanno tirato fuori dal portafogli solo 500 euro. Il fatto è che vogliono spingere la gente a comprare; è la prima regola del consumismo. Se alla gente viene fatta vedere altra gente che compra, si innesca il meccanismo d'imitazione. Davanti alla tv qualche altro cerebroleso si convince che forse in crisi non siamo. E sicuramente se scatta la molla del consumismo, l'economia ne risente in positivo. Questo succede al paese. Ma individualmente? E poi, ma non è che diciamo di essere in crisi perché ci hanno indotto a dirlo? Un paranoico, complottista e malfidato penserebbe che sia una mossa pianificata a tavolino con la connivenza dei mass media. Il fatto è che io sono paranoico, complottista e malfidato.
Mi sciocca che il servizio sui saldi sia la notizia di apertura dei Tg in questi giorni. Ma non dovrei essere scioccato più di tanto, visto che vivo in un paese in cui la tv di stato (rai due) censura un film come "Brokeback Mountain" (peraltro premiato col Leone d'Oro a Venezia: una nazione che censura se stessa e i suoi criteri di giudizio estetico, siamo alla pura follia) mentre, contemporaneamente, sempre su un'altra tv di stato (rai uno - Porta a porta) andava in onda un teatrino grottesco con un salottino di ospiti che si era convertito dopo aver incontrato Gesù (bravi!) e un'intervista ad un uomo anzianotto a cui in passato era apparsa la Madonna e ora raccontava di aver assistito al miracolo dei due soli e baggianate del genere.
Propaganda. Non scordiamoci della diretta per l'esposizione della salma di Padre Pio che è servita a riportare un po' di soldi di gente ignorante nelle casse di quell'Eldorado religioso che risponde al nome di Pietrelcina. Leggetevi "La questua" di Curzio Maltese e vi farete un'idea del potere economico della Chiesa in Italia, della figura di Padre Pio e di rimbalzo anche del potere manipolatorio della tv e dei giornali.
Tornando ai saldi, non accetto il fatto che una notizia del genere possa superare nella gerarchia delle informazioni, gli attacchi israeliani alla striscia di Gaza. Ma non lamentiamoci. Se la Ferrari avesse vinto un Gran premio, la cronaca di guerra e il conto dei civili palestinesi morti sarebbe slittata al terzo posto.