lunedì 20 ottobre 2008

La malattia e le donne (di Woody Allen)


E’ facile, su. Lo fanno tutti i bloggers di questo mondo. Ci si siede e si scrive, senza dover aspettare chissà quale ispirazione. Nel segno del relax e senza troppo lavoro di cesello. Il problema è che non mi interessa parlare tanto di me stesso. Equivale a citofonare a qualcuno per dirgli: “Ehi, ho appeso la mia carcassa sul muro del tuo cesso. Puoi azzannarla come farebbe un avvoltoio”. Che potrei dire? Uhm, vediamo. Ah, sì, ecco io appartengo ad una delle categorie più repellenti di questo mondo, gli ex-ipocondriaci. Da piccolo ero terrorizzato dalla possibilità di avere l’appendicite. E adesso che l’ho rivelato qui sul blog, so per certo che sarò costretto ad operarmi di appendicite prossimamente. Perché è vero che sono un ex ipocondriaco, ma rimango un ‘non ex scaramantico’. Per cui è fatta, avrò dolori lancinanti e una cicatrice all’inguine, molto presto. Ovviamente, col passare degli anni sono stato assalito da paranoie ben peggiori che una semplice appendicite. Poi con un bel po’ di lavoro su me stesso, sono migliorato e rientrato nella normalità. Tutti hanno paura delle malattie. Però gli ex-ipocondriaci sono terribili, perché provenienti da un passato in cui temevano il tumore al primo segnale anomalo del proprio organismo, mentre adesso tendono a sdrammatizzare qualsiasi sintomo, specie se riguarda gli altri (ma lo facciamo per rinsaldare le nostre sicurezze e il nostro atteggiamento disimpegnato nuovo di zecca). Per cui abbiamo la tendenza, in presenza di un cadavere, di sussurragli all’orecchio: “Non ti preoccupare, niente di grave è solo un calo di zuccheri!” Stranamente non mi ha mai spaventato l’Aids. Credo perché tendo a non sopravvalutare la mia vita sessuale. Sono due cose che vanno a braccetto. A questo punto dovrei stilare una top 5 delle mie principali paure, ma essendo scaramantico rinuncio molto volentieri. Diciamo che nelle fasi della mia vita in cui ho un umore piuttosto sostenuto, la morte non mi tange granché. Anzi, se le condizioni rimarranno queste, verso i 45-46 anni potrei anche abbandonare questo mondo simpatico e un po’ avaro.
Mi è venuto in mente di parlare di ipocondria perché ho letto sul corriere un’intervista a Woody Allen in concomitanza con l’uscita del suo ultimo film. Quando un giornalista non sa che scrivere su Woody Allen, spara le solite cazzate sul fatto che non si muove mai da Manhattan e che si misura la febbre tre volte al giorno. Lo stani subito un giornalista pessimo quando allunga il brodo con queste curiosità trite e patetiche. Dell’intervista estraggo questo stralcio:


D: Col passare degli anni, lei appare sempre più ipnotizzato dalla bellezza femminile.
R: Sempre stato! Anche quando avevo cinque anni... anche quando ero un bimbo sono sempre stato attratto dalle donne. Sa, io sono molto superficiale... Al contrario di ciò che alcuni potrebbero pensare... Lo so, ci sono molte persone che credono che io sia più profondo... o più intellettuale o più sensibile. Ma non lo sono. Sono superficiale. E uno degli aspetti della mia superficialità è l’ossessione per la bellezza.

In effetti, capita anche a me, che non posseggo nemmeno un centesimo dell’acume intellettuale e della profondità di Woody Allen. Rimanere concentrato su una donna e sulle sue parti più sporgenti o sullo stacco delle loro gambe è una cosa che mi rimane facilissima e di cui non mi pento mai. Non è tempo sprecato. E’ come guardare una partita di calcio; mi ci appassiono e tutto il resto passa in secondo piano. L’arte, la politica, l’economia e il resto dell’universo scalano alla pagina successiva della mia agenda. Persino la paura delle malattie. Sulla superficialità secondo l’occhio maschile e sulla superficialità secondo l’occhio femminile ci sarebbe un po’ da dire, ma lascio in sospeso per il post successivo. Ma essendo superficiale potrei non trovare mai la concentrazione giusta per intraprendere la discussione.


La filmografia di Woody Allen è zeppa di protagoniste femminili belle e indimenticabili. Le mie cinque preferite sono: la Diane Keaton di “Io e Annie”; per la svampitezza, la stravaganza del guardaroba e perché Io e Annie è una commedia romantica meravigliosa che non mi stancherei mai e poi mai di rivedere. E perché anche io ho bisogno di uova.
Poi, Scarlett Johansson di Matchpoint per la scena del bacio e dell’ammucchiamento sotto la pioggia, per la sua espressione assassina, per la semplicità con cui sa cambiare registro nella recitazione ( e per le tette e le labbra carnose, cazzarola!). Scarlett è come la cassiera più carina del supermercato da cui andresti sempre a pagare anche se c’è da fare più fila. Questa non è mia, è una citazione. Mi sa proprio di Woody Allen.
Al terzo posto la Barbara Hershey di Hannah e le sue sorelle, perché ‘nessuno, nemmeno la pioggia ha così piccole mani’. E perché con quel maglioncino collezione autunno 1986 è più sexy di una modella in minigonna.
In Tutti dicono I Love You c’è anche Julia Roberts, ma faccio outing e confesso che al suo sorriso e alla sua avvenenza preferisco di gran lunga il disegno della bocca di Drew Barrymore nella quale trovo anche una maggiore dose di spirito ed autoironia.
Vorrei chiudere con un ex aequo ma invece piazzo al 5° posto la Mira Sorvino, madre, prostituta e attrice hard di La dea dell’amore che per quel film ha anche vinto l’Oscar. Perché la battuta: “Non hai voluto un pompino per il tuo compleanno così ti ho comprato una cravatta” fa troppo ridere. E anche se l’ha scritta Allen, sembra davvero concepita da una come la Mira Sorvino del film.
Per l’ex aequo avrei scelto la Judy Davis di Mariti e mogli.
Ora vi aspettereste che io parlassi dell’ultimo film di Woody Allen, ma non l’ho ancora visto. Per cui vi parlerò del formidabile Il matrimonio di Lorna dei fratelli Dardenne. Ma un'altra volta, sennò qui il post si allunga. E almeno ho già un argomento (anzi due) per il prossimo aggiornamento.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, sono Gegio di http://iltorneodeifilm.wordpress.com/
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