lunedì 16 giugno 2008

Evelyn. Terza parte.


La vedrò stasera a cena. E poi il resto. Evelyn. Il suo carattere salta subito all’occhio. E’ angoloso e appuntito come una Citroen Anni ’70. E poi è buffamente sfasata. Lei vi dirà di no. Ma in realtà sta rispondendo ad un suo dubbio infantile che le ha arrovellato il cervello giusto un minuto prima. Evelyn è una che può permettersi di aspettare. Può passare a casa in pigiama tutti i sabato sera di questo mondo, ma con la coscienza di essere la più desiderata. E’ una che può scegliere. Forse non sa farlo, però può permetterselo. Ed è involontaria nel modo di fare, per cui ti spiazza. Quando pensi che stia per trafiggerti gli ormoni con la frase più maliziosa e sconcia del mondo, ecco che ti presenta il conto con il gesto, lo sguardo e la parola più romantica; incontaminata come il sonno di un monaco. E quando ti aspetti un segnale del suo retaggio infantile più candido, allora la vedrai sgusciarti alle spalle e pugnalarti con un sussurro vizioso. Il più proibito di tutti. Evelyn sa arpionarti anche se stai pensando ad altro. Ti sorride, ti fissa e aspetta. Lei può aspettare. E tu ti volti, come quando un ticchettio arpeggia il vetro della finestra. Lo ha fatto con me. Così ho capito. Non l’ha fatto con T. Che ancora non ha capito. E si è smarrito in inutili ed insistenti corteggiamenti, perdendo la bussola tra le bugie di Evelyn.


Gli ho detto: Il corteggiamento serve per alimentare un fuoco che già ruggisce e scintilla. Puoi essere il corteggiatore più originale ed implacabile di questo mondo, ma non ti servirà a nulla. Puoi scrivere lettere, affittare dirigibili, girare film, essere matto, simpatico, profondo, enigmatico, espressivo.


Mi ha detto: Ma io ci so fare.


Gli ho detto: E’ vero. Ci metti costanza, tempo, energia. E hai tempi giusti, la battuta spietata, l’idea lampante quando per gli altri è buio. Ma non basta. Anzi, non ha nessuna importanza.


Non gli ho detto: Io non ho corteggiato Evelyn. Lo stava facendo T. per me facendole crescere l’ego a dismisura. Io ho sentito semplicemente arpeggiare il vetro della finestra. E la notte stessa è successo. Sentivo il brusio elettrico della voce del fidanzato al telefono mentre lei si toglieva il mio sperma dalla pancia. Rispondevo all’ennesima paranoia di T. mentre lei usciva dalla doccia e si inginocchiava davanti a me. Queste cose succedono solitamente senza spargimenti di sangue. Perché ci sono le vittime e i carnefici. I perdenti e i vincenti. Ma ad un certo punto, le vittime e i perdenti arretrano. Fanno un passo indietro e si mettono lì, buoni, a digerire il rospo all’interno del loro perimetro incazzato. Mentre i carnefici proseguono nella loro voluttuosa e malandrina invisibilità. Finché finisce. Prima o poi. Ma con T. è impossibile. Lui non farà mai un passo indietro. Lui vuole sapere, scoprire, assaggiare il suo sangue che scorre. Vuole arrivare fino al punto più estremo. Ecco perché sta salendo in ascensore, mentre io sono affacciato alla finestra e vedo Evelyn parcheggiare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Eh no! Per pietà, adesso non impiegare una settimana a postare il seguito....uffaaaa!

LUCA ha detto...

Tu sarai curiosa di sapere come va a finire. Io vorrei sapere cosa faresti fare tu ai tre personaggi...Potrebbe passare più di una settimana in effetti. L.

Anonimo ha detto...

uhm..